Per rimanere in tema di natura, ho pensato di approfondire alcune caratteristiche degli animali che mi piacciono di piu o che, pur facendomi molta paura, mi affascinano molto...
I FELINI
I Felini (Felinae) sono una sottofamiglia della famiglia dei Felidi. Sono caratterizzati da una testa di forma rotondeggiante, il muso corto e il corpo ricoperto di pelliccia, spesso maculata o striata. Hanno zampe munite di cuscinetti plantari e artigli retrattili, che utilizzano per la caccia, e hanno udito e vista ottimi, il che dà loro la possibilità di cacciare di notte.
Si usano anche i termini grandi Felini (o panterini) per indicare gli appartenenti al genere Panthera, e piccoli Felini, del genere Felis. Questi due gruppi sono apparentemente molto simili sotto molteplici aspetti, ma si differenziano tuttavia non solo per la taglia: la differenza più evidente è che i piccoli felini, che hanno un osso chiamato ioide alla base della lingua, possono fare le fusa ma non ruggire; al contrario i grandi felini, con una cartilagine flessibile al posto dell'osso, possono ruggire ma non fare le fusa con continuità. Altra differenza è che la pupilla dei piccoli felini ha un taglio verticale, mentre i grandi felini tendono ad avere tagli ovali o rotondi.
Esistono però delle eccezioni: il leopardo delle nevi, ad esempio, è classificato tra i grandi felini, ma non ruggisce e si ciba stando rannicchiato al pari dei piccoli felini.
Altra eccezione è il ghepardo che, pur classificato come grande felino, è più leggero del puma, classificato come piccolo felino. Spesso ci si riferisce ai Felini indicando in realtà altre sottofamiglie di Felidi, quando invece ogni sottofamiglia presenta alcune differenze rispetto alle altre: la sottofamiglia Acinonychinae, ad esempio, alla quale appartiene il ghepardo, spesso indicato come Felino, si differenzia dai Felini per il fatto che non è caratterizzata dagli artigli retrattili.
I FELINI
I Felini (Felinae) sono una sottofamiglia della famiglia dei Felidi. Sono caratterizzati da una testa di forma rotondeggiante, il muso corto e il corpo ricoperto di pelliccia, spesso maculata o striata. Hanno zampe munite di cuscinetti plantari e artigli retrattili, che utilizzano per la caccia, e hanno udito e vista ottimi, il che dà loro la possibilità di cacciare di notte.
Si usano anche i termini grandi Felini (o panterini) per indicare gli appartenenti al genere Panthera, e piccoli Felini, del genere Felis. Questi due gruppi sono apparentemente molto simili sotto molteplici aspetti, ma si differenziano tuttavia non solo per la taglia: la differenza più evidente è che i piccoli felini, che hanno un osso chiamato ioide alla base della lingua, possono fare le fusa ma non ruggire; al contrario i grandi felini, con una cartilagine flessibile al posto dell'osso, possono ruggire ma non fare le fusa con continuità. Altra differenza è che la pupilla dei piccoli felini ha un taglio verticale, mentre i grandi felini tendono ad avere tagli ovali o rotondi.
Esistono però delle eccezioni: il leopardo delle nevi, ad esempio, è classificato tra i grandi felini, ma non ruggisce e si ciba stando rannicchiato al pari dei piccoli felini.
Altra eccezione è il ghepardo che, pur classificato come grande felino, è più leggero del puma, classificato come piccolo felino. Spesso ci si riferisce ai Felini indicando in realtà altre sottofamiglie di Felidi, quando invece ogni sottofamiglia presenta alcune differenze rispetto alle altre: la sottofamiglia Acinonychinae, ad esempio, alla quale appartiene il ghepardo, spesso indicato come Felino, si differenzia dai Felini per il fatto che non è caratterizzata dagli artigli retrattili.
LE FARFALLE
La farfalla è un insetto che, come le falene, appartiene all'ordine dei Lepidotteri.
La distinzione tra farfalle e falene non risponde a una classificazione scientifica tassonomica ma deriva dall'uso comune. In base a tale distinzione "popolare", alcuni autori del passato hanno proposto una distinzione tra Ropaloceri o "Rhopalocera" (farfalle), che nella classificazione moderna corrispondono alle superfamiglie Hesperioidea e Papilionoidea, ed Eteroceri o "Heterocera" (falene). Questa distinzione oggi però non è più scientificamente accettata.
Le farfalle hanno abitudini generalmente diurne, hanno antenne clavate, a differenza di quelle delle falene, che sono spesso pettinate o filiformi, e chiudono le ali a libro in posizione di riposo.
Questa distinzione di comodo, al pari di quella tra macrolepidotteri e microlepidotteri, pur non essendo più ritenuta valida, viene talvolta ancora utilizzata dagli entomologi per ragioni pratiche, dato che corrisponde a differenze nei metodi di studio dei diversi gruppi.
La distinzione tra farfalle e falene non risponde a una classificazione scientifica tassonomica ma deriva dall'uso comune. In base a tale distinzione "popolare", alcuni autori del passato hanno proposto una distinzione tra Ropaloceri o "Rhopalocera" (farfalle), che nella classificazione moderna corrispondono alle superfamiglie Hesperioidea e Papilionoidea, ed Eteroceri o "Heterocera" (falene). Questa distinzione oggi però non è più scientificamente accettata.
Le farfalle hanno abitudini generalmente diurne, hanno antenne clavate, a differenza di quelle delle falene, che sono spesso pettinate o filiformi, e chiudono le ali a libro in posizione di riposo.
Questa distinzione di comodo, al pari di quella tra macrolepidotteri e microlepidotteri, pur non essendo più ritenuta valida, viene talvolta ancora utilizzata dagli entomologi per ragioni pratiche, dato che corrisponde a differenze nei metodi di studio dei diversi gruppi.
GLI SQUALI
Con il nome squalo o pescecane si indica un numeroso gruppo di pesci predatori dallo scheletro cartilagineo, dalle forti mascelle e di dimensioni medio-grandi, appartenenti al superordine Selachimorpha.
Come gli altri pesci, lo squalo estrae l'ossigeno dall'acqua marina al passaggio nelle branchie. Le fessure branchiali non sono coperte come accade negli altri pesci, e sono disposte in fila sulla parte posteriore della testa. Un'apertura modificata chiamata "sfiatatoio" è posizionata proprio dietro l'occhio; ha lo scopo principare di agevolare l'ingresso dell'acqua durante la respirazione e gioca un ruolo ancora più importante per gli squali che vivono sui fondali, mentre è praticamente inesistente negli squali pelagici del giorno d'oggi. Durante il movimento, l'acqua passa attraverso la bocca e quindi alle branchie dello squalo; questo processo è noto come ventilazione ad ingoio. Anche a riposo, molti squali pompano acqua attraverso le branchie per assicurarsi una riserva costante di acqua ossigenata. Una piccola parte delle specie di squalo che trascorre l'intera vita nuotando in immersione (comportamento comune ad esempio nello squalo pelagico)ha perso la facoltà di pompare acqua attraverso le branchie. Queste specie sono permanentemente costrette alla respirazione per ingoio e sono condannate all'asfissia se per qualche motivo non si possono mantenere in movimento (qualcosa di analogo accade per alcune specie di pesci ossei). I processi di respirazione e circolazione iniziano quando il sangue deossigenato ragiunge il cuore bipartito dello squalo. Qui il sangue viene pompato alle branchie attraverso l'aorta ventrale che poi si dirama nelle arterie branchiali afferenti. In corrispondenza delle branchie il sangue viene riossigenato ed in seguito scorre nelle arterie deferenti brachiali, che si uniscono nell'aorta dorsale. di li' il sangue flusce verso le varie parti del corpo. Il sangue nuovamente deossigenato si sposta dalle parti periferiche del corpo attraverso le vene posteriori cardinali ed entra nella vena cava posteriore cardinale. Quindi il sangue raggiunge il ventricolo cardiaco ed il ciclo si ripete. Diversamente dai pesci ossei gli squali non sono dotati di bolle d'aria per favorire la nuotata, ma si affidano a quel grosso serbatoio contenente un olio chiamato squalene che è il loro fegato. Il fegato può costituire il 30% della massa galleggiante dell'animale. La sua efficacia è limitata e gli squali devono ricorrere alla spinta inerziale per mantenere profondità e affondare quando smettono di nuotare per qualche motivo. Alcune specie di squalo, se capovolte o colpite sul naso, entrano in un naturale stato di immobilità e i ricercatori utilizzano questo stratagemma per approcciare questi pesci senza pericolo. Gli Squali toro (Carcharias taurus) sono tuttavia noti per deglutire dell'aria dalla superficie e conservarla nello stomaco, usando quest'ultimo come vescica natatoria.
Squali in cattività. Fino a poco tempo fa soltanto poche specie di squalo sopravvivevano alla cattività in acquari pubblici fino ad un anno o più: squali nutrice, squali leopardo, squali limone e squali gatto. Tutto ciò diede adito alla credenza secondo la quale gli squali oltre ad essere difficili da catturare e trasportare, fossero difficili da allevare. In seguito una più vasta conoscenza sugli squali ha permesso di tenere queste ed altre specie (come il grande squalo pelagico) per molto più tempo negli acquari. Allo stesso tempo, le tecniche di trasporto sono migliorate e oggi consentono il trasferimento di squali anche attraverso lunghe distanze. Fino a settembre 2004 l'unica specie che non era mai stata efficacemente tenuta in cattività era il grande squalo bianco, tuttavia in quella data l'Acquario della Baia di Monterey riuscì a detenere una giovane femmina di questa specie per 198 giorni prima di rimetterla in libertà.Il senso olfattivo è collocato nel corto condotto (nei pesci ossei sono invece fuse) che collega le aperture nasali anteriore e posteriore. Alcune specie sono in grado di identificare addirittura una ppm di sangue in acqua marina. Gli squali sono attirati dagli agenti chimici contenuti nelle viscere di molte specie, e in conseguenza di questo spesso si soffermano nei pressi di scarichi fognari. Alcune specie, come lo Squalo nutrice hanno delle “barbe” che potenziano ancora di più la sensibilità nella ricerca di prede. Di solito all'olfatto (che negli squali è un senso superiore) è affidata la responsabilità di trovare le prede, ma sulle brevi distanze gli squali usano anche la Linea laterale muovendosi intorno alla preda per percepire i suoi movimenti in acqua, oppure ricorrono agli speciali pori sensoriali sulle loro teste (le Ampolle di Lorenzini) per identificare i campi elettrici creati dalla preda in mezzo a quelli creati dall'oceano stesso.
Come gli altri pesci, lo squalo estrae l'ossigeno dall'acqua marina al passaggio nelle branchie. Le fessure branchiali non sono coperte come accade negli altri pesci, e sono disposte in fila sulla parte posteriore della testa. Un'apertura modificata chiamata "sfiatatoio" è posizionata proprio dietro l'occhio; ha lo scopo principare di agevolare l'ingresso dell'acqua durante la respirazione e gioca un ruolo ancora più importante per gli squali che vivono sui fondali, mentre è praticamente inesistente negli squali pelagici del giorno d'oggi. Durante il movimento, l'acqua passa attraverso la bocca e quindi alle branchie dello squalo; questo processo è noto come ventilazione ad ingoio. Anche a riposo, molti squali pompano acqua attraverso le branchie per assicurarsi una riserva costante di acqua ossigenata. Una piccola parte delle specie di squalo che trascorre l'intera vita nuotando in immersione (comportamento comune ad esempio nello squalo pelagico)ha perso la facoltà di pompare acqua attraverso le branchie. Queste specie sono permanentemente costrette alla respirazione per ingoio e sono condannate all'asfissia se per qualche motivo non si possono mantenere in movimento (qualcosa di analogo accade per alcune specie di pesci ossei). I processi di respirazione e circolazione iniziano quando il sangue deossigenato ragiunge il cuore bipartito dello squalo. Qui il sangue viene pompato alle branchie attraverso l'aorta ventrale che poi si dirama nelle arterie branchiali afferenti. In corrispondenza delle branchie il sangue viene riossigenato ed in seguito scorre nelle arterie deferenti brachiali, che si uniscono nell'aorta dorsale. di li' il sangue flusce verso le varie parti del corpo. Il sangue nuovamente deossigenato si sposta dalle parti periferiche del corpo attraverso le vene posteriori cardinali ed entra nella vena cava posteriore cardinale. Quindi il sangue raggiunge il ventricolo cardiaco ed il ciclo si ripete. Diversamente dai pesci ossei gli squali non sono dotati di bolle d'aria per favorire la nuotata, ma si affidano a quel grosso serbatoio contenente un olio chiamato squalene che è il loro fegato. Il fegato può costituire il 30% della massa galleggiante dell'animale. La sua efficacia è limitata e gli squali devono ricorrere alla spinta inerziale per mantenere profondità e affondare quando smettono di nuotare per qualche motivo. Alcune specie di squalo, se capovolte o colpite sul naso, entrano in un naturale stato di immobilità e i ricercatori utilizzano questo stratagemma per approcciare questi pesci senza pericolo. Gli Squali toro (Carcharias taurus) sono tuttavia noti per deglutire dell'aria dalla superficie e conservarla nello stomaco, usando quest'ultimo come vescica natatoria.
Squali in cattività. Fino a poco tempo fa soltanto poche specie di squalo sopravvivevano alla cattività in acquari pubblici fino ad un anno o più: squali nutrice, squali leopardo, squali limone e squali gatto. Tutto ciò diede adito alla credenza secondo la quale gli squali oltre ad essere difficili da catturare e trasportare, fossero difficili da allevare. In seguito una più vasta conoscenza sugli squali ha permesso di tenere queste ed altre specie (come il grande squalo pelagico) per molto più tempo negli acquari. Allo stesso tempo, le tecniche di trasporto sono migliorate e oggi consentono il trasferimento di squali anche attraverso lunghe distanze. Fino a settembre 2004 l'unica specie che non era mai stata efficacemente tenuta in cattività era il grande squalo bianco, tuttavia in quella data l'Acquario della Baia di Monterey riuscì a detenere una giovane femmina di questa specie per 198 giorni prima di rimetterla in libertà.Il senso olfattivo è collocato nel corto condotto (nei pesci ossei sono invece fuse) che collega le aperture nasali anteriore e posteriore. Alcune specie sono in grado di identificare addirittura una ppm di sangue in acqua marina. Gli squali sono attirati dagli agenti chimici contenuti nelle viscere di molte specie, e in conseguenza di questo spesso si soffermano nei pressi di scarichi fognari. Alcune specie, come lo Squalo nutrice hanno delle “barbe” che potenziano ancora di più la sensibilità nella ricerca di prede. Di solito all'olfatto (che negli squali è un senso superiore) è affidata la responsabilità di trovare le prede, ma sulle brevi distanze gli squali usano anche la Linea laterale muovendosi intorno alla preda per percepire i suoi movimenti in acqua, oppure ricorrono agli speciali pori sensoriali sulle loro teste (le Ampolle di Lorenzini) per identificare i campi elettrici creati dalla preda in mezzo a quelli creati dall'oceano stesso.
L'ORSO
L'orso è un grande mammifero dell'ordine Carnivora, famiglia Ursidae. In Italia si trova l'orso bruno. Tutti gli orsi hanno in comune la pelliccia densa, una coda corta, un buon senso dell'odorato e dell'udito. Gli orsi hanno un grande corpo. Sono, infatti, in grado di alzarsi in piedi sugli arti posteriori. Hanno un muso lungo e orecchie rotonde. I loro denti sono utilizzati per la difesa personale e come strumenti, e il loro aspetto dipende dalla dieta dell'orso stesso. Usano gli artigli per strappare la carne e per scavare profonde buche.
Gli orsi hanno un'aspettativa di vita di 25–40 anni.
Nelle regioni temperate e fredde, gli orsi trascorrono il periodo invernale in uno stato di sonno profondo e prolungato che viene erroneamente scambiato come stadio di letargo. Infatti, anche se l' organismo non assume cibo e bevande, durante questo periodo la temperatura corporea non si abbassa di molto e le funzioni fisiologiche, anche se ridotte, si svolgono secondo la norma. Il sonno viene interrotto da più risvegli e le femmine riescono a partorire e ad allattare la prole. A causa però di questo lungo stato di torpore, i piccoli sono di dimensioni ridotte rispetto alla mole della madre (fino ad 1/600), in questo modo si evitano elevate spese d' energia sia per il parto che per l' allattamento
Gli orsi hanno un'aspettativa di vita di 25–40 anni.
Nelle regioni temperate e fredde, gli orsi trascorrono il periodo invernale in uno stato di sonno profondo e prolungato che viene erroneamente scambiato come stadio di letargo. Infatti, anche se l' organismo non assume cibo e bevande, durante questo periodo la temperatura corporea non si abbassa di molto e le funzioni fisiologiche, anche se ridotte, si svolgono secondo la norma. Il sonno viene interrotto da più risvegli e le femmine riescono a partorire e ad allattare la prole. A causa però di questo lungo stato di torpore, i piccoli sono di dimensioni ridotte rispetto alla mole della madre (fino ad 1/600), in questo modo si evitano elevate spese d' energia sia per il parto che per l' allattamento
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